Trovare quel che ci unisce

sciopero-8-marzoL’8 marzo ci sarà uno sciopero globale femminista. È il terzo anno che viene indetto e in questi anni mi è capitato di confrontarmi con diverse amiche che manifestavano le loro perplessità nei confronti di questa modalità di rivendicazione sociale, economica e culturale. C’è chi mi ha fatto notare che subisce gli effetti negativi dello sciopero, che porta all’assenza di alcuni servizi utili proprio alle donne e alla loro gestione quotidiana, come gli autobus. Chi invece sente che aderendo in prima persona allo sciopero penalizza gli elementi più deboli della società, privati a loro volta di servizi e non si sente a proprio agio nel farlo.

Lo sciopero, per sua natura, serve per creare disagio. Ma la domanda è: ha ancora un valore questa modalità? Forse non più, forse non se dura solo un giorno, forse dovrebbe durare una settimana, forse serve altro, ma cosa? Un altro dato assai significativo è che una grandissima parte di popolazione femminile lavora in un ambito di cura, sia in senso stretto che in senso lato: chi lavora con la cura degli altri, offrendo servizi assistenziali, culturali o legati ai diritti, sa che scioperando penalizzerà coloro che c’entrano meno. Però anche questo è un tema rilevante: perché, lavorando prendendoci cura degli altri, arriviamo ad anteporre sempre gli altri a noi stesse? Mi torna alla mente una professoressa che dopo avermi raccontato di tutta una serie di problematiche derivanti da episodi successi con genitori nell’accompagnare le classi in gita, al mio “allora sospendete le gite finché la questione non verrà risolta” mi rispose di no, perché poi a rimetterci sarebbero stati ragazzi e ragazze. Non è una questione facile, ma anche questo grande carico di senso di responsabilità che abbiamo addosso, per quanto nobile, sicure che ci faccia sempre bene?

Io non so se uno sciopero sia LA soluzione, i numeri, per come è andata l’anno scorso, temo non saranno alti, ma questo anche perché noi donne facciamo davvero fatica a fare numero. A differenza di altri scioperi questo serve anche simbolicamente a contarci, dire che ci siamo e siamo tante e siamo contrarie a tutto questo oscurantismo. A prenderci un giorno per noi, per partecipare a qualcosa di grande, per cercare di stare unite in un mondo disgregato e dare fiducia alle tante donne che nel corso dell’anno si sono trovate a riflettere, elaborare e organizzare. Forse, ci si può non trovare d’accordo su tutto ciò che è contenuto in questo sciopero, ma a forza di fare la punta agli spilli restiamo come isole, tutte separate, ognuna a puntare il dito contro le differenze, notando primariamente ciò che “io non avrei fatto così”, invece di fare lo sforzo di evidenziare quel che ci unisce e provare a trarre forza da questo senso comune. Penso ci sia bisogno di stare in presenza, non lo facciamo mai, tutte anteponiamo sempre qualcosa di altro, di più importante, che fa mancare occasioni di confronto, di resistenza e di lotta per i nostri diritti.

Chissà, forse non servirà a nulla, ma quel che è certo è che non farlo servirà ancora a meno.